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LINO STRANGIS

Sperimentatore di tecniche e nuovi linguaggi visivi Lino Strangis si pone in una condizione di dialogo e ascolto, di non competitività, sia nel rapporto con gli interlocutori delle realtà quotidiane, così come in questa mostra in cui torna a domandarsi come le contemporanee tecnologie da lui applicate possano confrontarsi, convivere con il mondo naturale.
“Strangis è al tempo stesso compositore e videasta, cinéphile e fotografo, designer della visione e artista web: un artigiano multimediale capace di misurarsi -espressivamente, qualitativamente- sia con l’intermedialità che con l’eredità della storia, sia con la manualità che con gli obbiettivi, le macchine da presa e le tastiere. E, ovviamente, con le sfide ancora aperte del presente”: questo scriveva Marco Maria Gazzano anni fa a proposito dei lavori di Strangis. Ma poi ci sono evoluzioni e nuovi approdi tant’è che, oggi, la ‘realtà altra’ dell’autore “è strettamente legata alla sua visione del mondo e di ciò che lo circonda, come insieme di esperienze sovrapposte e sovrapponibili. La ‘virtualità’ delle sue performance permette al fruitore di entrare a far parte - fisicamente e mentalmente- di realtà che (altrettanto vere) si differenziano da quella da cui il singolo proviene: egli parla di una sorta di comunità, virtualmente intesa, in cui soggetti ed entità differenti fondono assieme le proprie sensazioni (Francesca Piperis). Qui in mostra propone una installazione interattiva -Golden bees-relationship with nature -2024- in cui appare uno sciame di api -e le api sono un riferimento simbolico che giunge da storie e climi antichi, dall’Egitto, dalla Grecia e dalla Romanità passando attraverso il Medioevo, il Rinascimento e il Barocco per approdare alla contemporaneità- sciame che visivamente appare in uno stato di calma, armonia ed equilibrio. Occorre aggiungere che la riflessione che Strangis rivolge a questo insetto così sensibile ai cambiamenti -climatici, di sfruttamento eccessivo di risorse- apre chiare discussioni, interrogativi ed indica mirate problematiche. Nell’hortus conclusus, nella stanza che ospita la video-installazione il visitatore può interagire con la proiezione attraverso un fiore artificiale dotato di sensori che prende tra le mani. A seconda di come il fruitore muove il fiore, con gesto tranquillo o agitato, lo sciame reagisce alle sollecitazioni con fare pausato o nervoso ed anche il sottofondo sonoro -meno forte o quasi assordante- accompagna la reazione -armonica, sincopata-. Una piccola farfalla si accosta allo sciame e ne viene a far parte partecipando la disarmonia e rinforza la metafora, l’allegoria. È raccontato un gesto, simbolico, che scompone e modifica un microcosmo, un fragile equilibrio, ed è l’azione, in questo caso umana, a scombinare l’armonia nel tentativo di comandarla. In qualche modo il ‘pensiero volantÈ, già sperimentato da Strangis in tempi recenti riaffiora ribadendo il suo sentire, vigile, attento, rispettoso del mondo naturale, rivisitato con un linguaggio dove le commistioni formali e semantiche, attraverso il metamedium, vanno ad esprimersi.

A cura di Alessandro Abrate
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